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  • Angelica Sanson

"EPPURE SONO LA STESSA EVA DI PRIMA"

Eva, come tutte le sue coetanee, va a scuola, esce con gli amici, fantastica sul ragazzo perfetto e spera in un futuro ricco di sorprese. Eva vive e sogna come qualsiasi altra adolescente di sedici anni. Eppure, nella sua quotidianità uguale a quella di molte altre ragazze, ha una storia che per certi versi la rende unica.

Il suo racconto ci è arrivato via mail. Sua mamma, Tiziana, ci scrive: “questo è il tema di mia figlia. Vedete voi se può essere interessante”. In allegato un banale compito per casa, un tema argomentativo che prendeva spunto da una citazione del libro di M. Barbery, “L’eleganza del riccio”. Lo leggiamo e ne rimaniamo colpiti. Quello che avrebbe dovuto essere un banale tema, si è rivelato una riflessione profonda sulla società, urlata su un foglio protocollo, pronto per essere consegnato il giorno dopo. La contattiamo, le facciamo domande, le chiediamo spiegazioni sulla sua storia. Impariamo a conoscere Eva, la sua famiglia, tra cui i suoi genitori e le sue sorelle. Emerge una ragazza determinata e con una grande forza di volontà. Studia, si occupa delle due sorelle minori quando mamma e papà sono impegnati e sistema casa. Va anche in palestra, due volte a settimana, seguita da un personal trainer. Perché? Perché Eva è passata da 85 chili a 61.

All’inizio volevo raccontare il suo percorso, cercando di cogliere e di esprimere la forza che ha avuto nel prendere in mano la sua vita, ma poi ho capito che è la sua voce a dover essere ascoltata, non la mia. È per questo che ripropongo qui sotto il suo tema, per non farlo rimanere un compito da correggere.


“In L’eleganza del riccio, la scrittrice francese M. Barbery riflette sulla condizione della nostra società nei confronti della bellezza e dell’intelligenza: “nella nostra società essere povera, brutta e per giunta intelligente condanna a percorsi cupi e disillusi a cui è meglio abituarsi a quanto prima. Alla bellezza si perdona tutto, persino la volgarità”.

In queste poche righe emerge una sorta di primato sociale che la bellezza esteriore ha nei confronti dell’intelligenza. Secondo l’autrice la bellezza si carica di valori che porta ad un successo non sempre meritato. Una persona bella ha molte possibilità in più rispetto ad una persona brutta, una persona bella e intelligente ha il successo garantito rispetto ad una brutta ed intelligente. L’intelligenza, dunque, non è più necessaria per raggiungere importanti obiettivi, perché ora la società, secondo M. Barbery, ha sviluppato una specie di dittatura della bellezza. Non è più la ragione ad essere il motore sociale ed umano, ma lo diventa il gusto estetico. È così che un viso perfetto ed armonico supera anni e anni di studio e di sacrifici e delle belle gambe slanciate passano avanti ad un curriculum ricco di esperienza. Sarà proprio così? Se si accetta questa conseguenza logica si abbraccia l’idea che la meritocrazia, ovvero il riconoscimento basato sul merito personale, non esiste più. E ciò sarebbe molto triste. Tuttavia, bisogna evidenziare come la nostra società in questi ultimi anni si sia sempre più soffermata all’apparenza, all’immagine. Se ci soffermiamo anche solo un attimo sui mezzi comunicativi più utilizzati, come Instagram o Facebook, ci accorgiamo che i post selezionati e favoriti sono quelli in cui ci sono immagini esteticamente belle, interessanti ed accattivanti. Gli articoli di giornali condivisi vengono oltrepassati da foto, disegni e figure di qualsiasi tipo. Sembra quasi che la nostra società abbia sempre più tralasciato il contenuto per la forma, per la bella forma nello specifico. Eppure, noi esseri umani non siamo solo il nostro involucro, il nostro viso, le nostre gambe e il nostro corpo, ma anche la nostra anima e la nostra mente. Le due cose non sono scindibili. Non esisteremo senza corpo, ma non saremo del tutto noi stessi neppure senza mente.


Io stessa amo la bellezza, e per molto tempo mi sono sentita esclusa da essa. Mi guardavo allo specchio e ciò che vedevo non mi piaceva: qualche chilo in più, dei vestiti poco adatti alla mia fisicità. Era l’immagine di una persona brutta, o almeno io mi vedevo così. Io stessa ho inseguito e sto inseguendo la bellezza. Sono dimagrita, pongo più attenzione ai miei vestiti e grazie a questo percorso intrapreso mi amo più di prima, sono sincera. Ora mi guardo allo specchio e mi piaccio. E, allo stesso modo, so di piacere di più alle persone. Eppure, sono la stessa Eva di prima. Forse con qualche consapevolezza in più, ma sono la stessa. Il contenuto non è cambiato, ciò che si è modificato è solo la forma. Dovrei valere di più per questo motivo? Dovrei essere avvantaggiata per la bellezza che prima non mi apparteneva? Non sarebbe corretto. Eppure a volte capita. Spesso le persone che prima non mi salutavano e non mi guardavano si fermano a parlarmi, come se ad un tratto avessi smesso di essere invisibile. È una bella sensazione, lo ammetto, però non dovrebbe essere così. Avrei dovuto essere stata riconosciuta prima come ora, allo stesso modo, per il mio carattere, per i miei pregi e i miei difetti.


Come diceva la Barbery, la bellezza aiuta, è vero, ma non è tutto. Forse la società, ora come ora, è davvero molto attratta da un certo tipo di estetica, ma arriverà il tempo in cui i bisogni cambieranno e forse solo allora verrà notato il merito, l’intelligenza.

La forma ci viene donata dalla natura, forse possiamo migliorarla un po', ma è un qualcosa che viviamo gratuitamente. L’intelligenza, invece, viene formata nel tempo, con fatica e pazienza da noi stessi. Siamo noi a scegliere se identificarci con uno dei due aspetti o se accettare di essere entrambi e a cosa dare priorità.

Dostoevskij affermava che la bellezza avrebbe salvato il mondo, ma sta a noi scegliere se identificare la bellezza con un puro gusto estetico o se associarla anche ad una bellezza diversa, come quella interiore”.

Eva Tessarotto


Non è la ricerca di compassione che viene trasmessa, ma la consapevolezza che le cose vadano in un certo modo e che, se si vuole, alcuni aspetti della realtà possono essere cambiati. Eva, con la sua giovane età e la sua caparbietà adolescenziale, è riuscita a ricordarci che il motore delle nostre azioni e dei nostri desideri è solo la nostra volontà. Sua madre si chiedeva se le sue parole potessero essere interessanti. Noi le abbiamo trovate essenziali.

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